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Quartiere Infrangibile / 

la storia alle porte di Piacenza

STORIA DEL QUARTIERE

Nella seconda metà degli anni ’30 nella zona Ovest di Piacenza, nello spazio compreso tra le storiche mura e le aree militari, si andava sviluppando un nuovo insediamento abitativo.

Era il periodo in cui tanta gente si spostava dalla campagna verso la città, ove erano in forte sviluppo molte attività industriali.

In particolare nel raggio di poche centinaia di metri da questo quartiere che stava muovendo i primi passi esistevano l’Arsenale militare, l’officina Oreglia e l’officina Carenzi che già davano lavoro a diverse centinaia di persone ed erano in continuo sviluppo.

Il nome del quartiere pare derivasse da un’azienda che fabbricava articoli in materiale sintetico, allora non esistevano le moderne materie plastiche, situata in Via Emilia Pavese sull’angolo con Via Stradella.

Questa ditta reclamizzava la sua produzione con una vistosa insegna riportante la scritta “L’infrangibile” con probabile riferimento alle qualità dei propri prodotti e questo cartello venne preso, da chi passava da quelle parti, quasi come un riferimento toponomastico e finì per dare il nome al quartiere.

La topografia del quartiere negli anni anteguerra era molto differente rispetto a quella odierna, con una densità abitativa assai più ridotta.

Il confine ad Ovest era costituito da Via Voghera che confinava con la “pertite”, una zona militare dove venivano caricati proiettili. Questa area esiste ancora, anche se da tempo non viene più utilizzata per scopi militari ed è speranza dei cittadini che possa essere presto trasformata in parco pubblico.

Il lato nord del quartiere era costituito dalla Via Emilia Pavese, già allora strada di grande scorrimento, mentre tutte le altre strade ad essa perpendicolari erano senza uno sbocco finale, ma arrivavano fino ai binari del raccordo ferroviario militare che era al servizio della “pertite”, seguendo un tracciato ancora visibile e grossomodo coincidente con l'attuale Via Serravalle Libarna. L’unica strada che proseguiva senza interruzioni era Via Stradella che allora si chiamava Via Balilla, verso il fondo della quale si trovava la “scuola all’aperto”, una colonia elioterapica poi diventata la scuola media “Angelo Genocchi”.

Tutte le strade erano in terra battuta e non esistevano né fognature né marciapiedi, le case, generalmente mono o bifamiliari, erano assai più rade, e c'era abbondanza di orti e campi. Le strade parallele alla Via Emilia Pavese si fermavano all'incirca in corrispondenza dell’attuale Via Castellana, là dove allora scorreva, scoperto, il “canalon” (rio Rifiutino). Al di là di questo canale alcuni campi arrivavano fino a Barriera Torino ed in Via XXIV Maggio, da qui, andando verso sud si trovavano la “cascina ad Ciupal”, il Bulgherone (capannoni militari) e l'officina Carenzi ed infine la Via Raffalda con la relativa cascina.

La chiesa, che sorse attorno al 1935-36, altro non era che una capanna con il campanile di legno e si ergeva dove oggi si trova la Casa della Gioventù (l'oratorio), di fronte alla chiesa attuale.

Anche in relazione all’epoca, gli edifici erano in genere abbastanza confortevoli e dotati di tutti i servizi essenziali, contrariamente a quelli costruiti nel vicino quartiere di Borgotrebbia, che invece erano assai più spartani e costruiti in stretta economia.

Il luogo principale di ritrovo, soprattutto per i giovani, era la parrocchia, normalmente ci si ritrovava in piazza Piemonte (l'attuale piazzale) davanti alla chiesa, che spesso era il punto di partenza per gite in bicicletta e dove annualmente, in Settembre, si teneva la festa del quartiere.

Altri luoghi di aggregazione erano costituiti dalle osterie-trattorie ove, oltre a passare un poco del proprio tempo libero fraternizzando con gli amici e facendo interminabili partite a carte, si beveva  un ”goccio di quello buono”.

Di questi locali se ne contavano almeno 5 dei quali oggi sopravvive solo la Cooperativa Infrangibile di Via Alessandria che nel tempo si è ampliata, trasformandosi in bar-ristorante e che gode ancora di una numerosa frequentazione.

La storia di questa Coop è stata ben descritta nel volume “Il museo dei poveri” scritto da Angelo Orsi, storica figura del quartiere.

Tra i fatti notevoli accaduti nel quartiere c’è da annoverare (8 Agosto 1940) lo scoppio della “pertite”, stabilimento militare ove venivano maneggiate munizioni in grande quantità e che causò 44 morti ed oltre 100 feriti; vi furono danni gravi alle abitazioni con tetti scoperchiati e moltissimi vetri infranti.

La guerra provocò molti danni, nel quartiere caddero diverse bombe ma non risulta che ci siano state vittime civili, mentre parecchi furono i militari che non tornarono a casa.

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